Cistus monspeliensis

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Title

Cistus monspeliensis

Creator

Denisa Naomi Bejenariu

Scheda botanica Item Type Metadata

Specie botanica

Cistus monspeliensis

Nome comune

Cisto marino, Cisto di Montpellier

Etimologia

Il nome del genere deriva dal greco 'kìst(h)os', capsula, cesta, con probabile allusione alla forma e consistenza coriacea del frutto.
L'epiteto specifico dal latino 'monspeliensis', di Montpellier.

Ambiente

Si può trovare nelle garighe,nei luoghi soleggiati aridi, e nelle macchie degradate, da 0 a 700 m s.l.m.
È il tipico rappresentante della macchia a cisto che si estende spesso su vaste superfici, indice di degradazione della vegetazione mediterranea. Una delle pirofite per eccellenza che colonizzano terreni distrutti dagli incendi in quanto i semi hanno la capacità di resistere alle alte temperature, permettendo alla specie una rapida colonizzazione dell'area.
Nell'Italia centrale è legata prevalentemente all'ambiente costiero, in Toscana è frequente in Maremma, più rara all'interno raggiungendo il Fiorentino, il Casentino e il Senese. Sulla costa adriatica non risale oltre il litorale molisano.

Caratteri botanici

TRONCO: è peloso con portamento inizialmente eretto e poi decombente e cespuglioso. Alta da 30 a 120 cm, con corteccia bruna.
FOGLIE: le foglie sono subsessili, lineari o ellittiche, membranacee, trinervie, di colore verde chiaro con margine revoluto e irsuto, la faccia superiore con scarsi peli semplici, quella inferiore molto reticolata con abbondanti e minuti peli stellati; lunghe 1-3 cm. e larghe 5-8 mm.
FIORI: sono riuniti in piccoli racemi, hanno simmetria raggiata e diametro di 1,5-2 cm. Il calice è composto da cinque sepali liberi, disuguali. La corolla è composta da 5 petali liberi, di colore bianco, con una piccola macchia gialla alla base. L'androceo è composto da numerosi stami con filamenti brevi, inseriti sul ricettacolo. L'ovario è supero, sormontato da un breve stilo.
FRUTTO: è una capsula glabra di 4 mm, ovato-globosa, bruno-nerastra, con brevi peli sull'apice, deiscente per 5 valve e contenente numerosi semi (circa 1,4 mm) angolosi, rugosi e reticolati.
MODALITA' RIPRODUTTIVE: Come gli altri cisti non emette polloni dalla ceppaia dopo il taglio, e al passaggio del fuoco la pianta muore; mentre, si riproduce diffusamente per seme a livello infestante.
Impollinazione: entomogama
Numero cromosomico: 2n=18
Il cisto marino ha un ciclo vegetativo autunno-primaverile, con attività vegetativa intensa nel periodo primaverile, che culmina con la fioritura nei mesi di aprile-maggio.
Nel periodo estivo entra in riposo vegetativo a causa delle condizioni siccitose proibitive riprendendo l'attività solo con le piogge autunnali. Durante il riposo estivo l'habitus diventa tipicamente xerofitico, perdendo buona parte del fogliame. Per questo motivo la macchia a cisto ha una tonalità grigio-bruna in estate determinata dalla colorazione della corteccia.

Usi

Dal Cistus monspeliensis (così come dal Cistus ladanifer e dal Cistus creticus) si estrae una resina chiamata ladano che serviva in passato per curare bronchiti e per alleviare i dolori reumatici, ora è molto importante in profumeria dove è usata soprattutto come fissativo. Il cisto marino inoltre è fondamentale come pianta colonizzatrice di aree collinari degradate, in quanto rappresenta uno degli ultimi baluardi prima della desertificazione, prevenendo l'erosione dei suoli declivi percorsi da incendi. L'uso domestico invece è limitato a legna da ardere, utile soprattutto per avviare l'accensione. Come altre piante fortemente aromatiche, Cistus monspeliensis è rifiutato dagli animali.


I Cisti vanno bene come piante ornamentali di bassa taglia. In primavera abbelliscono l'ambiente con il colore dei fiori; in inverno col verde delle foglie. Si presta bene nel rinverdimento delle scarpate pietrose e per realizzare bordure e chiusure di spazi aperti

Storia e leggende

Il nome appare già in Dioscoride come nome di una pianta da cui si estraeva una sostanza resinosa (ladano) che veniva utilizzata come incenso.
Un tempo il cisto marino veniva sradicato e sistemato in fascine (fascia de mudegu) e utilizzato come combustibile per alimentare i forni familiari per la cottura del pane.

Riferimenti

http://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?t=7022
https://it.wikipedia.org/wiki/Cistus_monspeliensis
http://www.montelinas.it/florasarda/118-cisto-marino.htm
http://www.circeoscuola.it/progetti/ambiente/cisto_di_montpellier.htm

Collection

Citation

Denisa Naomi Bejenariu, “Cistus monspeliensis,” __Cosmic_Noise__e-learning_for_science__, accessed April 18, 2024, http://www.cosmicnoise.it/o/items/show/561.