IPOCLORITO DI SODIO

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Dublin Core

Title

IPOCLORITO DI SODIO

Creator

Giada Esposito

Contributor

Giada Esposito

Chimica Item Type Metadata

Denominazione

Ossoclorato(I) di sodio
Ipoclorito di sodio
Candeggina
Varichina, Varechina, Varachina o Varecchina
Amuchina
Sodium hypochlorite

Formula chimica

NaClO

Formula di struttura

Nella figura si può vedere la struttura molecolare dell' ipoclorito di sodio. Si tratta di una molecola composta da un atomo di sodio, uno di cloro e uno di ossigeno.

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Proprietà fisico/chimiche

Aspetto: liquido giallo di odore penetrante
Densità (g/cm3, in c.s.): 1,083
Massa molare: 74,44 g/mol
Temperatura di fusione: 18 °C (291 K) (pentaidrato)
Temperatura di ebollizione: 101 °C (decomp.)
Solubilità in acqua: 942 g/l (pentaidrato) a 296 K

Stato naturale e diffusione

L' ipoclorito di sodio è un sale pentaidrato (NaClO·5 H2O) che fonde a circa 18 °C ed è particolarmente instabile. Sia per sfregamento sia per riscaldamento a temperature superiori a 35 °C può decomporsi in maniera anche violenta. Proprio per questo non viene mai commercializzato e impiegato puro. Viene invece usato in soluzione acquosa, a concentrazione generalmente non superiore al 25%.

Processo produttivo

Nell’ipoclorito di sodio, è presente la soda caustica, che determina l’innalzamento del pH dell’acqua. Una volta dissolto in acqua, si formano due sostanze, che vanno ad agire mediante ossidazione e disinfezione. Tali sostanze sono l’Acido Ipocloroso, ovvero HOCI, ed lo Ione Ipoclorito, ovvero OCI. In base al pH dell’acqua, è possibile determinare la quantità dell’acido ipoclorito che si è formato. Quando si utilizza l’ipoclorito di sodio, l’acido acetico serve ad abbassare il pH, mentre l’acido solforico, può essere utilizzato come alternativa. Se si utilizza invece l’acido solforico, vengono prodotti meno gas nocivi alla salute. Tale acido, è molto forte e reagisce in maniera corrosiva.

L’ipoclorito di sodio, si può realizzare in due modi:
1) Dissolvendo il sale in acqua addolcita, e risulta essere una soluzione di brina concentrata.
Tramite l’elettrolizzazione si forma una soluzione di ipoclorito di sodio in acqua. Tale soluzione, contiene al suo interno 150 g di cloro in forma attiva per litro.
2) Aggiungendo cloro gassoso alla soda caustica, si forma inoltre ipoclorito di sodio, acqua e sale mediante tale reazione:
Cl2+ 2 NaOH + → NaOCI+NaCI+H2O

Utilizzi, applicazioni

L’ipoclorito di sodio, viene utilizzato su ampia scala, come ad esempio in agricoltura, nelle industrie chimiche, in quelli di vernice e concimi, nelle aziende alimentari, in quelle del vetro, della carta, dei prodotti sintetici, in farmacia e nelle aziende con deposizione dei rifiuti. Nell’ambito tessile, viene utilizzato per candeggiare i tessuti, ed alcune volte si utilizza per ridurre gli odori di acque reflue industriali.
L’ipoclorito neutralizza l’idrogeno dei gas di zolfo. Inoltre viene impiegato per disintossicare i bagni di cianuro nelle industrie dei metalli. Nelle torri di raffreddamento, viene utilizzato per ridurre la formazione di alghe e crostacei. Per quanto riguarda le acque in generale, come anche quelle delle piscine si utilizza con il solo scopo di disinfezione. Anche in casa si utilizza l’ipoclorito di sodio per la pulizia giornaliera, infatti l’ipoclorito di sodio, è molto efficace per combattere batteri, funghi ed ha un potere disinfettante come quello del cloro.

Cenni storici

L'ipoclorito di sodio è uno dei composti del cloro di cui la medicina si sia servita nel corso della sua storia. L'uso dei disinfettanti e sbiancanti per uso domestico ha origine in Francia all'inizio del Novecento con sostanze a base di composti di cloro, come l'ipoclorito di potassio e l'ipoclorito di sodio, appunto, noti rispettivamente come eau de Javel e eau de Labarraque. Questo tipo di prodotti trova applicazione durante guerre ed epidemie, sia come azione preventiva che disinfettante, nonché per tenere lontani i cattivi odori dai reparti di ospedali e sanatori, dagli obitori o dalle stradine più maleodoranti dei quartieri malfamati.
Il cloro viene scoperto nel 1774 dal chimico svedese Carl Wilhelm Scheele e isolato, nel 1810, dall'inglese Humphry Davy. La sua diffusione come prodotto industriale è casuale e legato alla produzione della soda. È un elemento gassoso di colore giallo verde, tanto tossico quanto utile, che trova applicazione in moltissimi campi.
Ad applicare per primo l'ipoclorito di sodio in campo sanitario è Antoine-Germain Labarraque, chimico e farmacista francese vissuto a cavallo tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo. Le soluzioni e le tecniche di Labarraque rimangono in uso fino ad oggi.

Note

Non vi è una soglia ben determinata che indica il valore dell’esposizione all’ipoclorito di sodio come effetto indesiderato sulla salute umana. Tendenzialmente, la gente si espone a tale sostante mediante l’inalazione di areosol, e questo provoca tosse ed irritazione alle vie respiratorie superiori. A causa dell’ingerimento, gli effetti sono dolore allo stomaco, sensazione di bruciore, tosse persistente, diarrea, gola irritata e vomito. Se l’ipoclorito di sodio viene a contatto con il derma o con gli occhi, questo determina dolore e rossore. A seguito di una esposizione prolungata, la pelle può sensibilizzarsi. Per gli organismi acquatici, l’ipoclorito di sodio è estremamente tossico.

Può anche essere utilizzato in campo medico: l’ Herpes, una patologia che solamente sul territorio italiano colpisce qualcosa come 10 milioni di persone ogni anno. Nel momento in cui cominciano a fare la loro comparsa le classiche vescicole o i rossori, ecco che si può intervenire con l’ipoclorito di sodio, chiaramente con un dosaggio specifico. Si tratta del metodo Ruffini, ovvero una cura dermatologica ad impiego topico non convenzionale. L’obiettivo è quello di curare le malattie della pelle e delle mucose mediante l’uso dell’ipoclorito di sodio. Quest’ultimo viene diluito in acqua con una concentrazione che va dal 6 al 12 %. Tra quello che promette tale metodo troviamo la cura di più di cento patologie e disturbi che coinvolgono la pelle e le mucose. Si tratta, ad esempio, delle dermatiti, nonché delle micosi di unghie e pelle. Troviamo anche la cura della candida, delle ferite e infiammazioni, dell’herpes labiale, delle punture di vespe e delle infezioni di Mrsa, giusto per fare alcuni esempi. Ebbene, nello specifico l’ipocloruro di sodio va ad agire contro cinque categorie di elementi patogeni. Si tratta dei batteri, dei funghi, dei parassiti e dei protozoi.

Riferimenti

https://www.inran.it/ipoclorito-di-sodio/24545/
https://it.wikipedia.org/wiki/Ipoclorito_di_sodio
https://www.metodoruffini.it/index.php/la-storia
https://www.ideegreen.it/ipoclorito-di-sodio-cose-85040.html

Collection

Citation

Giada Esposito, “IPOCLORITO DI SODIO,” __Cosmic_Noise__e-learning_for_science__, accessed April 28, 2024, http://www.cosmicnoise.it/o/items/show/769.